Negli anni ’60 le Langhe non sono certo quelli di oggi, ci sono poche oppurtunità per i giovani e Francesco le lascia per andare a Torino, dove diventa vigile urbano e mette su famiglia.
Nel corso degli anni, però, Francesco non perde mai quello che sente come un legame forte, ancestrale con la sua terra dove, in seguito alla morte del padre Giuseppe – per tutti “Pinot” – vive ancora sua madre Lide, una vera forza della natura, che tutti nella frazione conoscono e ancora oggi ricordano con affetto e stima.

E proprio a quelle vigne e a quel vino Francesco decide di dedicare la seconda parte della sua vita: ristruttura la cantina della cascina (facendo affiorare i muri originari in pietra, che datano 1760, come si legge in una scritta sepolta negli anni dagli strati di intonaco) e si dedica, tra i primi della zona, alla produzione di Barbera, Dolcetto, Nebbiolo e Barolo da coltivazione biologica certificata. Francesco non è un “grande” produttore, ma produce grandi vini, con la mentalità, più che dell’imprenditore, del vero e autentico contadino che ama la sua terra e i suoi filari, che si trovano in alcuni dei cru più importanti della zona. Tra questi, con particolare affetto Francesco ha sempre coltivato Vigna Colonnello, che non faceva in realtà parte dell’appezzamento di terreno storico della famiglia, ma che fu acquistata negli anni ’50 da Pinot per Lide come regalo personale.
Francesco è mancato a febbraio del 2020. Ora la proprietà appartiene alla moglie Isa e ai figli Giorgio e Silvia, che l’hanno affidata alla famiglia Ceretto per portare avanti la coltivazione e produzione del vino.
L’incontro con la famiglia Ceretto
Bussia è un nome che evoca la storia del Barolo, una delle più ampie menzioni geografiche come si usa dire oggi ma anche una delle colline con le più variegate espressioni gustative, al punto di racchiudere in se numerose sottozone.
Negli anni l’attenzione al particolare è diventata in casa Ceretto centrale e quando iniziano a cercare di acquisire una parcella a Bussia il nome ricorrente che gli abitanti del borgo ripetevano era quello di Francesco Clerico.
Qui lui ci è nato e ci ha vissuto, è partito e ritornato perché al richiamo di quella terra non poteva resistere.
Qui ha lavorato le sue vigne con buon senso, adottando pratiche sostenibili da precursore, forse inconsapevole ma questo ha affascinato i Ceretto che da decenni sostengono un approccio all’agricoltura più’ rispettoso. Si sono incontrati, soprattutto Marcello Ceretto, che ha tenuto con Francesco i rapporti.
… quando iniziano a cercare di acquisire una parcella a Bussia il nome ricorrente che gli abitanti del borgo ripetevano era quello di Francesco Clerico.